sábado, 29 de março de 2014

I restauri della basilica di Sant’Andrea a Mantova

I restauri della basilica di Sant’Andrea a Mantova


Giorgio Anselmi, un dettaglio degli affreschi della cupola (Foto M. Nascig)
Un det­ta­glio de­gli af­fre­schi di Gior­gio An­selmi, Man­tova, Ba­si­lica di Sant’Andrea, cu­pola (Foto M. Nascig)
Stanno ter­mi­nando in que­sti giorni i re­stauri delle strut­ture in­terne della ba­si­lica di Sant’Andrea a Man­tova, ini­ziati alla fine del 2008 e fra­zio­nati in tre lotti: il primo com­pren­deva le su­per­fici dell’abside, del pre­sbi­te­rio e i bracci del tran­setto, il se­condo ri­guar­dava le pa­reti e la volta della na­vata men­tre l’ultimo ha in­te­res­sato la cu­pola (tam­buro, pie­dritto, ca­lotta e lan­terna per un to­tale di circa 3.000 mq di su­per­fi­cie di­pinta). Per­tanto l’edificio sarà re­sti­tuito a una vi­sione rin­no­vata sia per gli in­ter­venti di pu­li­tura sull’apparato de­co­ra­tivo sia per l’introduzione di una nuova il­lu­mi­na­zione a luci led che per­met­terà di co­gliere l’armonia delle li­nee ar­chi­tet­to­ni­che dell’edificio e lo splen­dore dell’impianto pittorico.
Gli in­ter­venti di re­stauro, con­ser­va­tivi e ma­nu­ten­tivi, hanno per­messo di dare nuova luce alle do­ra­ture in fo­glia, fis­sate a gom­ma­lacca sulla de­co­ra­zione. Le su­per­fici di­pinte che non pre­sen­ta­vano sol­le­va­menti pit­to­rici sono state pu­lite prima a secco e poi a umido men­tre sulle por­zioni più cri­ti­che si è in­ter­ve­nuti con un pre­con­so­li­da­mento e con mi­nu­ziose stuc­ca­ture. La su­per­fi­cie è stata trat­tata con ri­toc­chi ad ac­que­rello o con in­te­gra­zioni dei mo­tivi ripetitivi. La fab­brica della ba­si­lica di Sant’Andrea co­nobbe un iter lungo e tor­men­tato che ri­chiese circa tre­cento anni di in­ter­venti co­strut­tivi e di re­stauro. Av­viata nel 1472 da Luca Fan­celli dopo la morte di Leon Bat­ti­sta Al­berti, fu por­tata avanti, tra di­verse in­ter­ru­zioni, fino all’inizio del Set­te­cento, quando la grande cro­ciera del tem­pio era an­cora priva di co­per­tura de­fi­ni­tiva. La prima pie­tra per l’erezione della cu­pola è po­sta nel 1732 e il pro­getto, af­fi­dato all’architetto e pit­tore pia­cen­tino An­drea Gal­luzzi, al­lievo di Fran­ce­sco Galli Bib­biena, non trova d’accordo il Pri­mi­ce­rio della ba­si­lica, Ni­cola Ta­sca, che nel 1733 in­vita a Man­tova l’abate Fi­lippo Ju­varra, già pro­get­ti­sta della cu­pola del duomo di Como. Pur in as­senza di di­se­gni e con po­chi do­cu­menti che ri­man­dano all’esecuzione dei la­vori, la pa­ter­nità ju­var­riana è av­va­lo­rata an­cora oggi da ra­gioni sti­li­sti­che. La strut­tura mu­ra­ria, che rag­giunge 70 me­tri di al­tezza e per­mette an­cora oggi di rag­giun­gere la ca­lotta at­tra­verso una scala a chioc­ciola in­terna, è ter­mi­nata nel 1758 quando è col­lo­cata la croce in ferro sulla co­per­tura della lanterna.

Tassello di restauro (Foto M. Nascig)
Tas­sello di re­stauro (Foto M. Nascig)
Nel 1778 l’architetto Paolo Pozzo, di­ret­tore della scuola d’architettura dell’Accademia di Scienze, Belle Let­tere e Arti di Man­tova, è in­ca­ri­cato di ter­mi­nare i la­vori di mu­ra­tura della ba­si­lica. Nel corso de­gli anni Ot­tanta Fe­lice Campi, pit­tore man­to­vano, la­vora con al­cuni al­lievi dell’Accademia alle spec­chia­ture del tran­setto e della na­vata. L’artista ve­ro­nese Gior­gio An­selmi, che aveva già ese­guito le al­le­go­rie della Sala dei Fiumi in pa­lazzo du­cale, è in­ca­ri­cato di ese­guire gli af­fre­schi del ca­tino ab­si­dale della ba­si­lica con il Mar­tiro di Sant’Andrea e so­prat­tutto di de­co­rare la cu­pola di Ju­varra, cer­ta­mente la parte più im­pe­gna­tiva e sug­ge­stiva dell’intero ap­pa­rato de­co­ra­tivo. Il boz­zetto della sua opera su­scitò aspre cri­ti­che da parte dell’Accademia man­to­vana ma egli com­pletò il la­voro in po­chis­simi anni tra il 1777 e il 1782. Tra il gran nu­mero di fi­gure rap­pre­sen­tate si tro­vano la Tri­nità, la Ma­donna, la città di Man­tova in sem­bianze di ma­trona con una co­rona tur­rita ac­canto ai vasi del Pre­zio­sis­simo San­gue con San Lon­gino, fi­gure di pa­triar­chi, di pro­feti, di santi, di pa­dri della Chiesa, di mar­tiri e una schiera di an­geli in cielo. Nei ri­qua­dri de­gli ar­chi vi sono le quat­tro parti del mondo che si pie­gano di fronte al Van­gelo e a fianco i frutti della Re­den­zione e della Pre­di­ca­zione. Nei quat­tro pen­nac­chi stanno gli Evan­ge­li­sti. I re­stauri hanno con­fer­mato le no­te­voli qua­lità co­lo­ri­sti­che e sce­no­gra­fi­che del pit­tore che tut­ta­via uti­lizza mo­delli ac­ca­de­mici. La ve­lo­cità nell’esecuzione delle fi­gure, prive di tracce di spol­vero no­no­stante la va­sta su­per­fi­cie, non pe­na­lizza l’attenzione ai par­ti­co­lari, agli ef­fetti di luce e om­bra sui pan­neggi e sui volti dei per­so­naggi rappresentati.
La va­sta de­co­ra­zione della cu­pola dello Ju­varra è con­clusa con l’intervento di Gae­tano Cre­vola, pro­fes­sore di ar­chi­tet­tura della Reale Ac­ca­de­mia man­to­vana, ne­gli or­nati del tim­pano e dei quat­tro ar­chi­volti, di Luigi Fe­de­rici nelle do­ra­ture e dello stuc­ca­tore ti­ci­nese Paolo Bolla che ese­gue le sta­tue di Fede, Spe­ranza, Ca­rità e Re­li­gione e quat­tro bu­sti di profeti.
Restauri del tamburo (Foto M. Nascig)
Re­stauri del tam­buro (Foto M. Nascig)
Veduta della navata della basilica di Sant'Andrea con l'impalcatura, zona transetto (Foto D. Sogliani)
Ve­duta della na­vata della ba­si­lica di Sant’Andrea con l’impalcatura, zona tran­setto (Foto D. Sogliani)

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